Albert Einstein – Uno scienziato scomodo

Nel ventiduesimo anniversario della morte
Albert Einstein: uno scienziato scomodo

Articolo pubblicato il 16/04/1977

Il 18 aprile 1955 moriva a Princeton Albert Einstein. E’ una ricorrenza alla quale nessuno fa caso. Einstein: per molti anni scienziato e niente più. Semplicemente l’uomo che enunciò il principio della “Relatività Generale”. Ma dietro queste  due parole, apparentemente semplici, non sta solamente un concetto rivoluzionario nel vedere i principi generali della fisica o la terrificante potenza dell’energia atomica esemplificati in formule matematiche: dietro quelle due parole sta l’eterno mistero del mondo e la sua comprensibilità.

La geniale intuizione di Einstein che spezzò i confini fra fisica e pensiero, fra spazio e tempo, fra tecnica e filosofia è il frutto di una mente libera, libera per antonomasia, una mente che rifiuta di accettare a priori ogni schema precostituito, sia esso di fisica o di politica o di sociologia. Una mente che si pone come obiettivo prioritario la ricerca del vero. Prima che scienziato e fisico egli fu un uomo libero che aveva in orrore ogni costrizione, ogni ingiustizia e ogni guerra, che amava gli uomini semplici, che aveva un profondo rispetto della individualità umana e che proprio da questo traeva le sue nobili e alte concezioni sociali.

Parlando di Einstein si prova un certo timore, ci si sente estremamente piccoli, forse giustamente, si teme di non saper riportare  il suo pensiero nella sua pienezza ed integrità. Eppure quest’uomo fu un uomo avversato, scomodo per tutti. Non creduto per lungo tempo dai fisici che rifiutavano la sua teoria scientifica; avversato dal suo paese natale quando nel 1914 stese il contromanifesto contro gli intellettuali tedeschi che volevano la guerra; perseguitato nel 1933 dal nazismo, per cui dovette rifugiarsi in America; malvisto dai gruppi economici americani per le sue spietate accuse ai mali e ai difetti del capitalismo; accusato dagli scienziati sovietici nel 1948  di essersi venduto ai capitalismo americano; inascoltato dal mondo intero perché propugnava un unico governo mondiale (vedi: lettera aperta alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite) e una “Corte di saggezza” che, mettendo al bando l’arma nucleare, salvaguardasse l’umanità dal pericolo della distruzione atomica.

Di questo anticonformista, che rifiutava ogni simbolo di inquadramento, al punto di non mettere la cravatta e di portare un maglione e pantaloni non stirati, è difficile fare un ritratto. Forse lo si può capire solo leggendo le sue parole. Nel 1932 scriveva sul New York Times: “Solo una vita vissuta per gli altri è degna di essere vissuta”. Anticonformista ma non anarchico né rivoluzionario. Nel 1946 in un articolo dal significativo titolo: “Il vero problema è nel cuore degli uomini” scriveva: “La nostra difesa non è negli armamenti o nella scienza o nello sprofondarsi sotto terra. La nostra difesa è nella legge e nell’ordine.”

Nessuno poté mai negare ad Einstein i suoi valori di scienziato ma nessuno lo riconobbe filosofo, tuttalpiù fu considerato uomo impegnato in campo politico e sociale eppure, fa propria l’essenza della filosofia Kantiana quando dice: “Una delle grandi scoperte di Kant fu il riconoscimento che la costruzione di un mondo esterno reale sarebbe privo di senso senza la sua comprensibilità” Applicando questo concetto in campo politico e sociale rivoluziona e distrugge i vecchi assioma del “potere puro” sui quali, in fondo si basano tanto il comunismo quanto il capitalismo e dei quali, spesso, sono impastoiate anche le migliori democrazie. La sua massima preoccupazione fu, in questa visione, e contrario ad ogni violenza, quella di capire la realtà, di vederla e interpretarla al di sopra delle emozioni personali e delle visioni egoistiche o di parte. Così nel 1934 si chiedeva e scriveva: “E’ possibile mettere da parte per un certo tempo i principi della libertà individuale, in vista del grande sforzo necessario per migliorare la struttura economica? Nessun scopo è, secondo me,  così alto da giustificare dei metodi indegni per il suo conseguimento. La violenza può avere talvolta eliminato con rapidità degli ostacoli ma non si è mai dimostrata capace di creare alcunché” Ed ancora nel 1949 ” L’uomo può trovare un significato nella vita breve e pericolosa com’è soltanto dedicandosi alla società. L’anarchia economica della società capitalistica, quale esiste oggi, rappresenta secondo me la vera fonte del male.” Ed arriva a teorizzare un’economia di tipo socialista pianificata ma mette in guardia da facili illusioni dicendo: “Una tale economia pianificata potrebbe essere accompagnata dal completo asservimento dell’individuo. La realizzazione del socialismo richiede la soluzione di alcuni problemi sociali e politici estremamente complessi: in che modo è possibile, in vista di una centralizzazione di vasta portata del potere economico impedire che la burocrazia diventi onnipotente e prepotente? In che modo possono essere protetti i diritti dell’individuo, assicurando un contrappeso democratico, al potere della burocrazia?”

Il pensiero di Einstein potrebbe a volte apparire in contraddizione. Ma la contraddizione sta forse solo in noi, nel non saper guardare più lontano, nel non saper pensare, come egli ha fatto, ad una società al di sopra degli interessi particolari, fatta di cittadini del mondo, di uomini liberi. Oggi, più che mai, in un mondo smarrito nella violenza e nel terrore, gli insegnamenti di Einstein si collocano come una strada maestra se veramente vogliamo non “la fine dell’esistenza umana” ma un mondo di convivenza civile.

Renato Soltoggio

Info su Renato Soltoggio

Renato Soltoggio nato a Tirano il 23maggio 1941
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