ATHOS VALSECCHI

Eco Delle Valli  19/07/1997

I PERSONAGGI DELL’ARCHIVIO ARCARI

Valsecchi: Lettere inedite dal rifugio in Svizzera nel ’44-’45

Di Athos Valsecchi, sindaco fra la sua gente, uomo impegnato nei difficili  anni del dopoguerra, economista cresciuto alla scuola di Vanoni, più volte Ministro in importanti dicasteri, è già stato detto tutto, o quasi tutto, nei numerosi articoli apparsi in questi anni. Mi accingo pertanto a rievocare la figura dell’illustre personaggio, a dodici anni dalla sua scomparsa avvenuta il 20 luglio 1985, perché mi è capitato di leggere alcune sue lettere scritte, quando venticinquenne, si trovava internato in Svizzera nel “campo” di Murren.

Athos Valsecchi era nato a Gravedona  il 26 novembre 1919. Sottotenente degli alpini fino al 1943, si rifugia in Svizzera quando la guerra gli impone una scelta morale prima che politica, e su consiglio di “una cara persona la signora Prof. Adele Maggiora” si rivolge ad Arcari, non per chiedere aiuto o appoggio come tanti altri, ma per soddisfare “….quei bisogni dell’animo che nella meditazione dell’esilio si fan più acuti…..”

Tra il maggio del ’44 e il maggio del ’45 invia dodici lettere al Prof. Paolo Arcari. Sono lettere dalle quali emergono una spiccata personalità e una grande vocazione politica, doti che egli sa far convivere con la sua profonda umanità e la semplicità di alpino e di valligiano. In questi scritti vi sono affermazioni e considerazioni per le quali ogni commento risulterebbe inadeguato, ma che non possono essere ignorate da chi ricorda il caro amico Athos. Mi stupisce il fatto che un giovane, pur nella sua cristiana concezione della vita, in un momento tanto triste e difficile, possa sentire un così grande senso del dovere, esprimersi con parole pacate, di speranza, a volte poetiche:
Murren 19.06.1944
“….. la mano del mio angelo vibra sulle basse corde dell’arpa e le (…) rispondono lontane; l’eco dei profumati ricordi nascosti disegna nell’aria vapori di un sogno, che sale e si scioglie come la nebbia su per l’erte ripide, al vento che tira e gela, c’è -ma penso che è quasi inutile dirglielo – c’è in questi giorni una grande speranza, che illumina la mente, prepara la volontà e lenisce i desideri. Finirà presto? Talvolta mi rivedo coi miei alpini, i miei, sovente muti, buoni alpini “pien de rispett”, sui miei monti, di nuovo. Io so che ritornerò li perché c’è ancora “un dovere” da compiere. Perché hanno fatto troppo male alla mia terra, alla mia gente, alla mia famiglia che hanno smembrato, diviso, sparpagliato dall’Africa alla Germania. Io non sono nato per la guerra, ma accettandola nel senso cristiano, so comprendere ed apprezzare il valore della giustizia insita in essa, quando bisogna muovere dietro le sue bandiere… “

Valsecchi si rivolge ad Arcari per chiedere libri di politica o di storia perché… “Murren è un vero esilio dove rare sono le comunicazioni  dell’anima e più rara ancora la fiamma di quella civile passione che tanto travaglio mi ha dato e mi da…” e di conseguenza “… si fanno quasi imperiosi i bisogni della lettura.”

Laureatosi in lettere a ventidue anni, si era iscritto alla facoltà di legge prima di essere chiamato alle armi. Ora la vita del “campo”, anche se stimola la meditazione, per lui che si sente già uomo d’azione, è causa di palese insofferenza.
Murren 02/11/44
“….vivo nelle mie giornate presenti e future per consuetudinaria osservazione e abitudinaria rinuncia a folli voli di cuore e di fantasia. Gli anni della naia e questi lunghi mesi mi marcano, sotto questo punto di vista. Eppure, sinceramente, le devo confessare che guardando di traverso i miei casi, comunque essi siano, riconosco la mano del Signore, che ha guidato le file della mia vita, come guida quelle degli uomini, e, in fondo per bene mio. Da questa convinzione io traggo poi tutte le altre convinzioni che mi fanno un uomo in mezzo agli uomini…”

Trascorre un breve periodo a Ginevra dove incontra noti personaggi quali Luigi Einaudi,  Amintore Fanfani, Clerici. In quel periodo nasce la sua vocazione politica. La guerra sta per finire e la sua impazienza di ritornare in Italia aumenta:
Murren 27.03.45
“…. E’ che ho scoperto o meglio si è impadronita di me una così potente passione politica che mi ci sono buttato anima e corpo sostenuta da una cristiana convinzione che s’è maturata a poco a poco, e non credevo d’avere,  e bisognosa ora di alimento…”

Murren 22.05.45
“…Invece son qui ancora, da un anno quasi son qui, meno giovane, forse più uomo. E l’attesa è lunga e la passione diviene sempre più grande. Io vorrei mutare l’attesa, utilizzare la pazienza. Impossibile. Tutti assalgono, premono, turbano con identici discorsi i pensieri. Così una sfiducia generale viene addosso, dove bisognerebbe avere una fiducia grande. E’ proprio così fosco l’orizzonte? O lo vediamo noi così? E gli uomini, questi uomini, son proprio così poco ragionevoli da cercare una guerra dopo un’altra? Io non lo credo…”

E’ la sua ultima lettera da rifugiato in Svizzera. Il resto è storia. Il suo nome rimane legato a quello di un altro grande valtellinese: il suo Maestro Ezio Vanoni. Ma è il Valsecchi che emerge da queste lettere che io amo ricordare. L’ultima volta che lo vidi fu pochi mesi prima della sua morte. Rimasi sorpreso dal suo volto segnato, non dalla malattia ma da un’intensa sofferenza spirituale. Ci salutammo, ma non seppi dirgli nulla. Il suo sguardo profondo, i suoi occhi limpidi e chiari risposero a tutte le mie domande inespresse: Era un uomo sincero.

Renato Soltoggio

Info su Renato Soltoggio

Renato Soltoggio nato a Tirano il 23maggio 1941
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