Terre di Pantopia

TERRE DI PANTOPIA
Lettera aperta a Tommaso Moro
autore dell’Isola di Utopia

Articolo pubblicato il 24/11/1973

René Sol saluta Thomas More. Mi rivolgo a te, prima che ai lettori, nell’antica formula epistolare perché ti interesserà forse sapere come dalla tua isola di Utopia (N.d.R. dal greco “nessun posto”) l’umana gente, in questi quattro secoli, si sia data da fare per attuare quest’idea, facendo naturalmente qualche piccolo miglioramento, fino a trasformarla nell’isola di Pantopia.

Inutile, come vedi, sapere come è fatta per valli, pianure e montagne, né posso, che ti tedierei troppo, descriverti tutti gli aspetti, i pregi e i mali di queste terre, V’è naturalmente chi ha tentato di copiare un governo di popolo come ad Utopia ma, nel furore di mettere tutto in comune, delle leggi ed usanze degli Utopiensi è rimasto solo il diritto di rimanere in carica a vita per chi rappresenta il proletariato, salvo poi avere “pena la testa a trattare di consigli di cose pubbliche fuori dal…..” Politburo.

Ma non è dei Principi e Regnanti che voglio parlarti, chè sarebbe troppo arduo, bensì della vita di una contrada a far di esempio, che, ti dirò, non è per superficie da meno di uno Stato dei tuoi tempi. Concetto fondamentale a Pantopia è che tutta la vita, dalla nascita alla morte, è regolata dalla burocrazia. Dimenticavo che questi nomi moderni forse ti sono di difficile comprensione, perciò cercherò, di usare nomi a te più noti, anche se, leggendo, qualcuno potrebbe averne a male. Esistono dunque a Pantopia tanti feudi fatti a mo’ di piramide. Questi feudi non costituiscono una terra ma come si dice, un Ente o un Servizio. Al posto dello stemma hanno dei nomi come I.RI., E.N.I., E.N.E.L., FF.SS., A.N.A.S., I.N.P.S., I.N.A.M., I.N.A.I.L., Provveditorato, Regione, Ispettorato, Ufficio Distrettuale, Ufficio Comunale e non vado avanti non per mancanza di zelo ma perché non potrei mai elencarteli tutti, dato che nessuno è mai riuscito a contarli, inoltre, non vorrei offendere qualcuno tralasciandolo. Tutti questi feudi hanno in sommo disprezzo l’affannarsi per la produzione (cosa degradante per le menti eccelse) ma tengono in gran conto la forma e vigilano che ogni incartamento passi per il maggior numero  possibile di uffici, affinché ogni errore che si dovesse rilevare, sia difficilmente imputabile a singole persone. (Vedi quale senso di dignità!) . Ai vertici di queste piramidi vi sono i superfeudatari il cui prestigio e potere è tanto maggiore quanto maggiore è il numero dei Vassalli e Valvassori, i quali, dislocati fin nelle più lontane province, riempiono le loro corti con uno stuolo di Ispettori, Funzionari, Addetti e Applicati perché nessuno sia gravato da troppo lavoro. In questo esercito massimo è il senso della giustizia e le leggi sono  fatte in modo che nessuno possa superare l’altro e passare  a grado superiore per bravura né alcuno possa essere dimenticato se inetto o incapace, ma tutti ogni 24 lune hanno lo scatto di carriera.  I titoli non sono pomposi come Conte o Barone o Granduca ma tutti soni classificati e  misurati a “Parametri”, termine che non ha niente a che vedere con la matematica ma che affanna non pochi, per 27 giorni al mese in calcoli aritmetici-stipendiali. Forse ti meraviglierai che abbia chiamato Corti anche i luoghi più periferici, dove staziona la bassa nobiltà, ma al contrario degli Utopiensi, queste genti tengono in gran conto, come è giusto, le magnificenze e lo splendore che, essendo pubblico e non privato, non ha motivo di biasimo. Cosa importantissima che devi sapere è, caro More, che i Pantopiensi hanno rivalutato al massimo il lavoro tant’è che questa casta non disdegna, ma anzi si onora, di portare la qualifica di lavoratore, qualifica che, naturalmente, è sempre più in disuso fra contadini, artigiani, commercianti e tutti gli altri che si affannano in proprio, da mane a sera, per procurarsi il vil denaro che come tu sai è sempre stato la rovina delle genti e causa di guerre e malaffare. Tra i  Pantopiensi delle Piramidi vi è quindi un gran disprezzo per il risparmio essendo assicurato il minimo per vivere, secondo naturalmente il grado di dignità e il fasto che il loro titolo comporta, oltre a quegli altri piccoli vantaggi quali il viaggiare gratuitamente sulle pubbliche carrozze.

Il raggiungimento di questo stato di cose, come vedi quasi perfetto, non è molto antico, anzi, è ancora in una fase di sviluppo, per cui spesso occorre difendere questi “diritti acquisiti” dagli uomini malvagi e ignoranti che non vogliono riconoscere e ossequiare, questo nuovo sangue nobile che è riuscito a sostituire l’era delle macchine con l’era delle carte, assai più degradabili e quindi ecologicamente ottime.

Un traguardo manca ancora ma spero, caro More, che presto lo si possa raggiungere, avendo ormai ottenuto ogni altro diritto, quello di poter tramandare da padre in figlio, il titolo e il “Parametro”.

Renato Soltoggio

Info su Renato Soltoggio

Renato Soltoggio nato a Tirano il 23maggio 1941
Questa voce è stata pubblicata in Corriere della Valtellina - Articoli di rilievo. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *